Translate

domenica 1 dicembre 2013

L'infinito



Osservo il paesaggio:
luce, alberi, cielo e io,
estraneo a loro.
La mia esistenza, in un tempo finito,
racchiusa in uno spazio infinito,
sarebbe afona
senza la coscienza, che ha in se
un'immensità che sfugge,
e spaventa.
Come una goccia d'acqua,
che scorre nel fiume, fino alla foce,
per perdersi nell'indefinito.
Non temo la morte,
sono nato per pagare il fio,
mi disturba l'ignoto,
il dubbio e il nulla,
prima e dopo di me.
Imprigionato nella necessità,
vivo un esistenza fugace,
molestata dalla fame 
inappagata di verità,
perché non vedo
un senso, fine o scopo,
da dargli, 
oltre al dispiegarsi
di una cieca natura,
indifferente e muta.

mercoledì 20 novembre 2013

Come un onda......



Anima... io ti amo.
Il mio amore per te
è come la carezza del vento.
che avvolge e sospinge.
In ogni istante della mia vita
avverto la tua presenza,
un’assenza che sfida
le leggi della fisica.
Un pensiero, anzi
sei il pensiero,
che da luce alla mente.
Osservo un astro
e vedo in lui
ciò che sei:
Un bagliore che illumina.
Sei un mare mosso
da vento impetuoso,
ma sotto quel moto
ondoso, c’è la quiete
della tua passione.
Mi sento trascinato
dalla corrente
dei tuoi pensieri,
che, come un fiume
in piena, trasportano
i miei, fino a perdersi e
.. naufragare….
dolcemente...
nel mare infinito
della tua anima....

domenica 17 novembre 2013

Un fiume di parole........



Tristezza, nostalgia, angoscia,
da quando i miei occhi vedono
sono ciò che colgono della realtà,
non sono carenze materiali,
ma persuasione del male di vivere.
Non ci sono punti cardinali
angoli o limiti visibili,
ma uno spazio infinito, che spaventa,
per la grandiosità e immensità.
Un silenzio assoluto che non ha echi.
L’esistenza umana è un’apparenza,
di questa sostanza indefinita,
diviene, come lampi fugaci,
perdendosi nel nulla.
Non un solo pensiero incide,
in questo infinito naufragare.
Abbiamo ucciso Dio,
non si vedono profeti
che annunciano nuove vie.
Non ne vedremo finché
pensiamo e parliamo la lingua
della menzogna secolare.
Il nostro valore è avere,
siamo quello che possediamo.
Incapaci di sofferenza,
La stanchezza è la noia.
Non siamo pura energia,
ma carne che si nutre
della necessita, un peso che dipende.
E tu, di fronte a tanta indifferenza,
continui a crederti il fulcro di tutto?
Illuso, la verità rotonda e perfetta
ti sta dinanzi, anzi ti ignora.
Ti annuncio il nuovo,
togliti i vecchi vestiti,
non esistono leggi, norme
principi, esisti tu, con la
tua volontà di potenza,
che piega il ferro, ma non
la sostanza, che ti avvolge,
che ignora i tuoi pensieri,
e ciò che credi di essere.

mercoledì 13 novembre 2013

Quello che sono...



Difficile mestiere il mio, non trasformo la grezza materia  in oggetti preziosi o d’uso comune, non arricchisco nessuno e, tanto meno, non avvantaggio le mie finanze. Il prodotto del mio lavoro è impalpabile come l’aria e, come l’aria, necessario a mantenere un equilibrio stabile, una condizione senza la quale crollerebbe l’intero castello dei valori che tengono in piedi un sistema.
Mi muovo silente attorno a te, e per te, umile nella sua fiera ed orgogliosa missione, deciso nei suoi passi pesanti, ed, a volte, anche deriso per la sua goffaggine. La paura mi accompagna come l’ombra, ed il coraggio mi guida come un segugio. Non sento più il senso del tempo. Ho perso la memoria del primo giorno.  Sono e basta.
Le attività umane, in tutte le loro variegate sfumature, si sviluppano parallelamente alla mia esistenza, che diventa speranza per i disperati e sicurezza per i pavidi.
Il concetto di pace, in me, non è una idea astratta, non è un aspirazione multicolore da sbandierare come una moda,  è la mia sostanza, un modo di realizzare la mia esistenza, un aspetto forte della mia personalità. Compagna di viaggio perennemente fusa al mio spirito, per la quale ho dato anche la vita.
Opero con determinazione in campi minati, creati dalla scelleratezza umana, e divento la cura per le ansie, la paura, l’isolamento sociale e la perdita di libertà,  mantenendo con estrema difficoltà e compassione, un dignitoso controllo dei sentimenti. Un punto fermo in situazioni estremamente instabili.
Quello che sono, è la realizzazione di un sogno di un bambino, già predestinato, per inclinazione affettiva e per sensibilità, a porsi sempre in fondo alla fila, al margine, come un muro di contenimento.  

lunedì 11 novembre 2013

Gli amanti



NON CERCARE IL SENSO
VIVI LA VITA OGNI GIORNO
IL SOLE E’ SEMPRE NUOVO
IL TEMPO NON ESISTE
ESISTI TU, CON I TUOI LIMITI
I MISTERI TI DISTRAGGONO
L’UNIVERSO NON NASCONDE
MAGIE O POTERI FANTASTICI
E’ MISERA MATERIA IN MOTO
CHE SI COMBINA ALL’INFINITO
NON CI SONO SEGNI DIVINI
NON C’E’ UN PROGETTO
MA FATTI, EVENTI,
CHE AVVENGONO SENZA
ALCUN SENSO, O CRITERIO.
NOI, FENOMENI
TRA FENOMENI,
NULLA DI SACRO.
VIVI LA TUA VITA
NON CERCARE IL SENSO
NON CERCARE IL DIVINO
NON CERCARE I MISTERI
NON PERDERE IL TUO ISTANTE
IN COSE INUTILI,
SE VUOI QUALCOSA
DI SENSATO, ALLORA
CERCA DI ESSERE FELICE.

domenica 29 settembre 2013

L'ordine del dittatore



E' impossibile sfuggire all'ordine
delle parole, del razionale.
Tutto ha senso sotto la sua regia,
La nostra mente, forgiata
dal giogo del concetto,
nulla può contro 
la dittatura del logos.
Siamo funzionari di quella legge
indifferente all'anima,
e ci muoviamo su linee
tracciate dal legislatore.
Vie, confinate entro alte mura,
oltre le quali non scorgiamo nulla.
Eppure gli oggetti, perfettamente
inquadrati in regole e significati,
prevaricati dalla nostra volontà,
avrebbero altri sensi, o nessuno,
L'io è diviso, tra cio che non è
e la prigionia del senso.
Perché tutto deve avere un senso?
Perché cio che è noto, violentato
dal concetto, non potrebbe
essere qualcosa altro
che sfugge alla ragione?
Questo mondo è una possibilità!
Modellato dalla nostra volontà!
La terra non ha bisogno
del battesimo dell'uomo.
Non ha nome, non ha scopo,
nulla di quello che l'uomo gli
ha attribuito ha senso per lei.
L'uomo senza la ragione,
sarebbe un cosa tra le cose,
apparterrebbe alla terra,
alle sue cicliche stagioni,
non sarebbe estraneo nella sua casa,
fino alla fine del tempo.

venerdì 20 settembre 2013

La vita non fa sconti

Speranze deluse,
fardelli fatali che,
come pesi della mente,
affondano 
nel profondo dell'anima.
Sei solo,
sotto la scrosciante 
pioggia dell’indifferenza,
e cammini avvolto 
dall'angoscia.
Lo sguardo è vitreo,
I pensieri, affranti dal dolore
delle ferite, lacerano il cuore.
Respiri il vuoto e
il nulla ti è accanto
come un ombra.

La vita non fa sconti!

lunedì 16 settembre 2013

Nassyria




Il caldo torrido dei tropici gioca brutti scherzi. A quella latitudine la superficie sembra evaporare verso il cielo. L’orizzonte, distorto da roventi miasmi, svanisce in lontananza, sotto lo sguardo attento della sentinella. Le figure bianche degli uomini del deserto, si deformano disegnando linee sottili, candide, che sinuosamente si muovono verso l’alto.
Io ero in sella al carro, bardato con l’elmo e la corazza, esposto al sole senza alcuna difesa, correndo incontro all’aria rarefatte dall’arsura, tra moderne carovane meccanizzate, che pesantemente si infossavano nel selciato.
Il beduino ci osservava con diffidenza, mentre scorrevamo davanti ai suoi occhi scuri, che ci scrutavano intensamente, fino a penetrarci nel cuore.
Il sudore scivolava sul viso teso, perdendosi oltre il mento, più che fenomeno del caldo era l’effetto della paura, che attanagliava l’anima e ci accompagnava in ogni istante, diventando l’ombra delle nostre angosce.
Mi ero distratto un momento, il mio sguardo mascherato da occhiali scuri,  più che proteggere dai raggi del sole ci evitavano l’imbarazzo della nostra presenza, si soffermava su un angolo di deserto, dove bambini, come tanti nel mondo, spensierati si divertivano.
Il loro entusiasmo era contagioso. In loro rivedevo mio figlio, bambino, e lo immaginavo gioioso mentre correva con indosso la maglia conquistata a fatica. Lui, diversamente da loro, non conosceva la mostruosità della guerra.
La guerra è una cosa da adulti, loro la subiscono e basta. Nessuno ha chiesto il loro parere, nessuno ha pensato perché la loro vita è diventata un incubo da cui non riescono a svegliarsi.
Tra loro scorgo uno, più smilzo degli altri, animato dallo stesso entusiasmo, solo l’andatura della sua corsa lo distingueva dagli altri bambini. Lui non correva, ma si trascinava a fatica senza una gamba, attaccato ad una stampella.
Il ricordo di una mina, un momento ludico finito in tragedia.
Non mi è consentito piangere, solo provare compassione.
Ci videro, fermarono il gioco, mettendosi lungo il bordo della strada, ed incantati ci ammirarono mentre sfilavamo in parata sotto il loro sguardo di angeli.
In quel momento mi resi conto chi ero.  Non ero un soldato comune, inquadrato in una carovana anonima di potere, ma un uomo di sentimenti. Una speranza.
Li salutai con un cenno e loro, generosamente, mi elargirono con gioia un sorriso candido.    
La missione continuava, ora mi era chiaro anche lo scopo della mia vita, perché avevo sempre scelto i sentieri più difficili, abbracciando la causa degli esclusi.
In quel momento non mi interessavano le ragioni che ci avevano portato in quella landa tormentata dalla morte.  Quello che contava, in quel istante, era che io ero lì a dare un sorriso a quei bambini.


La missione continuava. Procedevamo sopra catafalchi ferrosi, gommati come cingoli, esposti all’aria afosa dei tropici, infagottati in moderne armature, ideate da stilisti pragmatici, senza concessioni all’estetica, con lo scopo unico di creare un’immagine aggressiva, efficace a suscitare il terrore nel nemico. Omologati esteriormente e nello spirito. Così dovevamo apparire all’ignaro viandante che incrociava timoroso il nostro passo lento, pesante e possente. 
L’arma in mano, il prolungamento delle nostre angosce, puntava minacciosa.
Le braccia robuste, esibite al caldo autunnale, sopportavano stoicamente, senza affanno, il peso di quella preoccupazione. 
Il nemico dove era?
In quell’angolo remoto, animato dall’anima malvagia della guerra, la quotidianità dell’esistenza era considerata fatale.
La minaccia era totale, e poteva  nascondersi dietro lo sguardo innocente di un ragazzo, sotto i vestiti moderni da discoteca, nello zaino svuotato dai libri di scuola.
La minaccia poteva esplodere in ogni istante, in ogni aspetto della vita di ogni giorno.
Da noi, la normalità, è caratterizzata dalla noia, dal ripetersi di gesti meccanici, sottratti alla soglia di attenzione della mente e delegati alla competenza dei nervi.
Lì, invece, un luogo comune, un mercato, un cinema, un autobus, poteva diventare il teatro ideale nel quale la minaccia poteva esibirsi in tutta la sua forza distruttiva.
La quotidianità diventava un’ossessione della mente, la paura di incappare nella morsa cieca del terrore.
Questo è quanto pensavo, mentre vigilavo sul mio carro armato. Per contro, in me, la paura doveva essere soppressa dalla coscienza, perché ero consapevole e, soprattutto rassegnato, di essere un obiettivo, un bersaglio, privo di speranza. La morte poteva prendermi in qualsiasi momento della mia esistenza quotidiana. Speravo solo di poterla abbracciare senza alcuna sofferenza.
Pensai anche al mio amico, quel giorno sarebbe stato il suo compleanno, ci univano anni d’esperienza in comune, di solidarietà verso gli esclusi, e soprattutto la passione per il mestiere difficile e l’attaccamento alla divisa.
E'destino, a volte, che certi avvenimenti trasformano una data qualunque del calendario in un ricordo indimenticabile.
Guardai ancora quei bambini che si erano allontanati per ritornare alla loro normalità, alla spensieratezza dei giochi, dove una carcassa di carro armato era diventato un castello incantato.
Il mio amico li considerava come i suoi figli, diceva che erano dei lumicini di candela in balia dell’uragano, e, pieno di compassione per loro, dedicava il suo tempo libero a quelle fragili luci, desiderando che diventassero fiamme robuste e libere.
Il suo spirito libero mi accompagna sempre ed in me sento ancora la speranza che ardeva nel suo cuore di vedere un giorno la pace esplodere come fuochi d’artificio in quei luoghi sfortunati.
I suoi anni più belli hanno smesso di scorrere quel tragico 12 novembre del 2003.

L.C.

mercoledì 11 settembre 2013

MICHELSTAEDTER

Dedico questa poesia al filosofo Carlo Michelstaedter e alla sua disperata ricerca di un significato per la vita. Morto suicida all'età di 23 anni (1887 / 1910).


*********************

Solitario, siedo sull’argine del fiume.
L’acqua fluisce lenta.
I piedi, immersi in quel fluido,
Sentono i brividi del fondo.

I pensieri, ugualmente, scorrono via.
Incorporati in quelle strette anse.
Sassi consunti, trascinati,
Dolenti, sull’arenile.

Tutto fugge.
In un pensiero vacuo.
Estraneo al senso.
Assurdo nel divenire.

Immergersi
in quel fluido fuggente.
separarsi dagli affanni,
non essere più.


(Claudio Lix)

lunedì 2 settembre 2013

Incubo

il sogno ha preso forma,
si è materializzato in schermi deformi,
che vorticavano freneticamente,
trascinandomi in scie di turbolenze,
e luci psichedeliche, ipnotizzanti!
spuntarono tante mani,
raggrinzite come rami secchi,
che allungavano le proprie propaggini orrende,
su tastiere infuocate, che si scioglievano,
come la speranza di fronte al dolore delle delusioni
indietreggiavo, cercando di  fuggire
da quella trappola virtuale,
ma venivo investito totalmente dall'incubo,
impedito dalle gambe che,
simili a quelle di un burattino,
si dimenavano nel vuoto, senza avanzare
il cuore, percorso dall'angoscia di perdere terreno,
si agitava, aumentando i suoi battiti,
c’era un eco di rumore pesante
i miei passi si confondevano
con quelli di soldati in marcia,
con il viso da morto
teschi perfettamente allineati,
con impresso un ghigno orribile,
file infinite di calotte sbiancate dal tempo,
che riflettevano una luce sinistra
il loro passo era accompagnato da un canto di dannati,
un sottofondo di voci terrificanti,
un coro di diavoli che rompevano i timpani
con i loro strilli di sofferenza:
  
“la tua luce è spenta!
"la tua luce è spenta!

mi sentivo pietra sepolcrale
immobile, nella mia solitudine,
con sopra inciso un passato sbiadito
ho in mano un pennello,
dipingo una tela sanguinante,
personaggi inesistenti,
mostruosi, che prendono vita
mi insultano,
ed io, impotente a respingerli,
restavo bloccato nella mie angosce. 
calarono le tenebre,
il mio corpo lo vidi dipinto
di ferite che sanguinavano,
non ero solo,
mille occhi mi osservavano,
scrutandomi in silenzio,
fuggo!
cado, mi rialzo e cado ancora,
come una foglia fluttuante, impotente
che inerme giace sulla terra fredda,
l'abbraccio di una madre crudele,
la voragine si stava chiudendo. 
tutto sembrava perduto quando
una mano possente afferra il mio braccio,
la sua stretta è forte, sicura!
mi trascina fuori del baratro
nido di quello esercito di morti,
sento le loro mani uncinate
aggrapparsi ai lembi della mia pelle lacerata,
rallentandone l’inutile fuga!
il mio corpo, stremato da quella terribile prova,
si arrende vinto dal male!
la mano è lì, temeraria,
saldamente afferrata al mio braccio!
non indietreggia! la sua forza cresce,
lentamente, mi trascina fuori! verso la luce!
mi sveglio ancora agitato da quelle  orribili visioni!
stento a riconoscere la stanza!
guardo le mie mani, contratte dalla paura,
che toccano il viso, imperlato di sudore
mi desto da quelle sensazione di stordimento,
offuscante la realtà, ed infine mi sveglio!
la realtà, l’osservo nella mia stanza,
non mi pare migliore dell'incubo,
intanto, nella mia mente,
riecheggiano le ultime parole di quello inno di dannati: 

“la tua luce si è spenta!
“la tua luce si è spenta!

martedì 4 giugno 2013

Polvere nel vento


L’esistenza scorre, senza coscienza
La gioia, il dolore, la speranza, le delusioni
Sono tuoi, ti appartengono,
Ma sono soltanto sfumature
Nel continuo spazio temporale della vita.
Siamo parte di una linea infinita,
un attimo preceduto e seguito da altri
il pensiero si perde nell’abbracciarli tutti
non coglie i limiti, anche se ti illudi
di poterli raggiungere e vincerli
ma l’intera linea non ha fine
si perde nella nebbia del tempo.
Quindi rimani tu, individuo
con la tua coscienza e i tuoi margini.
Il resto è fluido che non ti appartiene.
Lascialo scorrere per non soffrire
Tienilo distante per non bruciare.

martedì 16 aprile 2013

Il mondo ha senso solo se ami.....


Il mondo ha senso
Se ci sei tu
La musica ha ritmo
Se ci sei tu
Il mare ondeggia
Se ci sei tu
Il sole splende
Se ci sei tu
I fiori profumano
Se ci sei tu
L’arcobaleno è colorato
Se ci sei tu
Il cielo è azzurro
Se ci sei tu
Le stelle brillano
Se ci sei tu
La luna è una perla
Se ci sei tu
La strada è dolce
Se ci sei tu
Il vento accarezza
Se ci sei tu
Il mio viso sorride
Se ci sei tu
I miei occhi vedono
Se ci sei tu
Le mie mani accarezzano
Se ci sei tu
I miei passi ti seguono
Se ci sei tu
La mia anima è calda
Se ci sei tu
Il mio cuore batte
Se ci sei tu
Il mio sangue scorre
Se ci sei tu
Se tu non esistessi?
Dimmi perché dovrei esistere io?

domenica 7 aprile 2013

Solo gli occhi per piangere



E’ finita!
Un eco, un rumore,
che si ripete all’infinto
come un disco rotto,
Nemmeno le lacrime
Possono lenire quel vuoto
Non c’è più un domani
Sgomento, smarrimento
ti irridono, come
compagni di sventura
Nessuna speme
Solo volontà
Di dissolversi
Di chiudere il sipario
E immergersi nel buio
tagliando i lacci
Che tengono in vita
Un’esistenza spezzata
Solo un passo
L’ultimo e poi
Confondersi nel nulla.

lunedì 18 marzo 2013

Clochard


Ho perso tutto,
la casa,
gli amici e il lavoro,
anche la salute.
Abbiamo consegnato le chiavi
della nostra vita.
Siamo andati via,
per le strade, senza nulla,
solo con gli indumenti
che ci sono rimasti.
Non so dove
andremo a dormire,
non so se mangeremo.
Forse,
troveremo riparo sotto un ponte.
Ci copriremo,
con quello che capiterà.
Il freddo non ci farà paura.
Io e il mio amore
ci terremo stretti,
come abbiamo fatto
negli anni passati insieme.
Ci addormenteremo
contemplando le stelle,
abbracciati fino all’ultimo respiro.
Il sonno eterno
sarà suggellato
dall’ultimo bacio.”

venerdì 8 marzo 2013

Otto marzo


Oggi non ho fatto gli auguri alle donne.
L’otto marzo lo ritengo un giorno inutile.
Sarebbe stato meglio saltarlo.
Perché?
Perché mi appare il giorno dell’espiazione.
Si espia la colpa di un anno di indifferenza.
Un giorno che si colora di giallo,
Di splendidi mazzi di fiori e di parole.
Parole, vuote, messe insieme per stupire.
Il sorriso di un giorno, di un attimo.
E poi segue un anno di vuoto.
Un abisso di noia e di dolore.
Io invece,
Auguro alle donne di non diventare come noi,
Collezionisti di cuori,
Come tanti ali di farfalla spillate,
sull’albo dell’arroganza.
Di non raggiungere una parità,
che, distrugge la diversità.
La natura ci ha impiegato milioni di anni,
Per dividerci.
Auguro alle donne di mantenere la dignità
Che le rende speciali e regine della natura.
Alle donne, creatrici dell’uomo,
di mantenere
La superiorità che ha sempre avuto.

lunedì 4 febbraio 2013

Il velo di maya


Viviamo accumulando sciocchezze.
Amore e odio, Oscurità e luce.
Non hanno senso, ma oscillano,
come altalene, per la sopravvivenza.
Tutto passa e di quello che è stato
non rimarrà alcuna memoria.
Un anello di una catena infinita
Siamo in corsa, in una gara senza fine
Un traguardo che non vedremo mai.
Naufraghi fugaci in un mare immenso
Non c’è limite nel continuo fluire
Attimo dopo attimo tra lo zero ed il nulla.
Tutto è relativo davanti al niente
Bene, male, etica e morale
Sono niente altro che rimedi apparenti
Utili alla sopravvivenza della specie
Insignificanti al cospetto del tutto avvolgente.
La nostra presenza è un inquietante
Fenomeno temporaneo
Che, non ha alcun senso di fronte
All’imperio del tutto avvolgente
Duro carceriere che ci fa vivere
una breve esistenza tra il dolore e la noia.
Pene, passioni, speranze
infine vecchiaia indecorosa.
Eppure, la mia coscienza,
testimone della sua apparente esistenza,
si ostina a cercare un senso!
Allora mi sorge un dubbio, che
Io esisto per assicurare la sua esistenza?
Un vampiro che si nutre delle nostre paure e gioie!
Una volontà divina che non controlliamo.
Mi pare un circolo vizioso, che non porta a nulla.
Che senso avrebbe l’esistenza del tutto avvolgente se
L’uomo avesse il coraggio di scegliere di non vivere?                 

domenica 27 gennaio 2013

Le baccanti




Violenta la tua ragione
Dai ospitalità al figlio illegittimo
Prima che la tua coscienza fosse umiliata.
Eri un re che dominava il fato.
Nessun dubbio, nessuna paura.
Ostacolava il tuo cammino
La tua vita si nutriva
Dal sacro seno materno.
E non avevi coscienza dei limiti.
Ti ubriacavi del nettare divino
E il tuo corpo fremeva danzando.
Senza la ragione del tempo.
Lascia la follia guidare i tuoi passi
Senza alcun scopo.
Inebriati nei cori delle menadi.
Abbandonati all’estasi divina.
Primordiale essenza di vita.
Priva di finalità di dominio
Pura celebrazione
Della ferocia natura.

sabato 26 gennaio 2013

Le fatiche di Sisifo



Il volo di un gabbiano
Che plana nel vento.
E’ saggio aderire alla natura
Lasciandosi modellare le ali
Senza opporre resistenza
Rotolare come una pietra
Facendosi smussare gli angoli
E poi, inermi, giacere a terra.
Sarebbe semplice vivere se fossimo
Materia senza spirito.
L’uomo non si nutre
Di solo pane.
E’ un semidio caduto in disgrazia
Che ha mantenuto in se,
l’essenza divina,
riflesso dell’infinito.
La vita non lo ricambia
di tanta potenza!
Prigioniero del tempo e dello spazio
Costretto a tribolare per vivere
Anche l'amore,
Semplice raggio di sole
svanisce con la notte.
Zavorrati da una vita.
tra gioia e dolore,
amaro e noia,
senza certezze
illusi da vane favole.
Premiati infine con la vecchiaia,
quindi la morte,
l’unica certezza
di un sonno eterno,
annullati nel suo oblio,
affrancati dalle pene terrene.

domenica 20 gennaio 2013

ICARO



Le mie braccia piumate
Mi sollevano dal suolo
Mi muovo in iperboli
Evoluzioni, libero.
Il mondo lo vedo scorrere
Come un tappeto, senza limiti

Le mie braccia piumate
Mi aiutano a salire
Rompendo le pastoie, volo.
Sempre più in alto, libero.
Il tempo non scorre
E’ un silenzio senza fine.

Il sole scioglie le piume
Le mie braccia nude
Mi abbandonano
Precipito verso i vincoli, prigioniero.
Il mondo mi avvolge con le sue leggi
Bloccandomi con le sue catene roventi

Giaccio con le braccia nude
Aperte in croce, infossate nella terra
La bocca ostruita dal fango
Gli occhi chiusi dalla bruma, prigioniero.
Sento il tempo scorrere, scandito
Dai battiti del mio cuore impaurito

Avverto in me la tensione
Tra ciò che vorrei e ciò che ho!
Sono un pensiero che supera
Qualsiasi limite,
Imprigionato in un involucro.
Soggiogato dalla necessità

Sapere e tecnica non mi aiutano
A liberarmi dal mio stato animale.
Solo un atto di disubbidienza
Mi porterebbe in volo
E poi lasciarsi cadere
Per annullarsi nel niente, libero.

venerdì 18 gennaio 2013

Pensieri notturni

La notte buia e silenziosa
E' simile al mio cuore
Osservo l'oscurità
I pensieri si confondono
In quelle tenebre indefinite
Che cosa sono?
 
Un mistero è la mia esistenza
 Se urlassi..
La voce 
Si perderebbe in quel niente! 
 Alzo una mano in cielo
La stringo a pugno
Avverto la tensione dei tendini
Sento le ossa contrarsi
E' il mio corpo che si ciba
Per sopravvivere
Ma anche la mia essenza
Che è in me, è in tensione
L'avverto come un turbinio
Lei si alimenta con i sentimenti
Due mondi paralleli
Distanti ma, uniti
Se smettesse di nutrirsi
La materia cesserebbe di vivere
E poi?
  
Anche il dolore di un amore interrotto
Incide nell'equilibrio del corpo
Insieme all'essenza, soffrono, perchè?
Che cosa è un amore?
Passione?Desiderio senza istinto di sopravivvenza?
Cosa diventeremmo se sopravvivessimo
Ad un amore condiviso?
Abitudine? Noia?
 
Quindi, un amore fugace o impossibile
Mantiene la sua potenza, finchè è privato della materia
Vivrà come un idea, una passione che non trova pace
Quindi, il dolore ci avvicina a un pensiero divino
L'uomo, va oltre la siepe della natura
E vola in quello  infinito assoluto, dove è
 Simile a Dio!