Hannah Arendt, un luce, un faro che coraggiosamente ha combattuto i pregiudizi
di chi credeva che gli orrori creati dal nazismo fossero circoscrivibili
nei concetti psicologici dell'egoismo e cattiveria umana, e che
consideravano il male come la causa che aveva le sue radici nell'animo
umano; non valutando che il male si manifesta in modo estremo (campi di
sterminio) sopratutto in un clima di semplice banalità della vita
quotidiana e di estraneità politica ai valori individuali; dove i
protagonisti boia a prescindere dalle loro intenzioni (come Eichmann e
altri anonimi gerarchi nazisti), da persona comune ed ordinarie, dal
volto umano, in un momento straordinario della loro vita, costretti
dalle necessità contingenti, hanno rinunciato alla loro individualità di
uomini pensanti, di chi discerne tra il bene ed il male, alienandosi in
una sovrastruttura ideologica (totalitarismo e apparati di potere assoluto) ed
accettando senza riserve di prestare la loro opera in una
amministrazione burocraticizzata, che dava sicurezza ma era priva di
senso morale ed etico, poichè tra i suo fini, condivisi nella scelta,
considerando alcuni uomini superflui ne giustificava il loro
annientamento.
Noto che nel nostro bel paese la maggioranza di noi, pensa poco e male purtroppo.
RispondiEliminaOggi più che mai siamo davanti al pericolo di una riproposizione di una coscienza incapace divedere il male e di giustificarlo banalmente.
RispondiEliminaCome è possibile non vedere il male, l'indifferenza è già un male, purtroppo ne vedo tanta in giro.
EliminaPer vedere il male occorre uno stato di coscienza non condizionato dall'egoismo e dall'interesse patologico per interessi venali. Una visione del mondo disincantata anche se uno si trovi in condizioni indigenti. in poche parole ci vuole una apertura manetale pura , generosità, anche contro i propri interessi, ed una sensibilità nel comprendere il dolore degli altri.
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