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sabato 6 ottobre 2012

Scorre



Ora
solo, nella mia stanchezza,
come un fiore senza petali,
spezzato con violenza,
bruciato dall’esistenza,
privato della bellezza,
giaccio inerme, abbandonato
da ogni nuova speranza
di un futuro che non scorgo,
ormai
logoro dalla gravosa inquietudine
che non v'è pace al vano desio
di una vita in dolore, che scorre comunque,
senza dare rimedio al travaglio e al senso.

domenica 26 agosto 2012

L'estasi di un attimo d'amore.


La sveglia, suona incessante.. mentre tu ti allontani dal sogno..
Una voce mi desta dall’incoscienza…non eri tu!
No! Non andare via.. sei stata nella mia mente.. ti ho amata tutta la notte..
Stentavo a svegliarmi, ero ancora prigioniero dell’ebbrezza…sentivo...
Le mie labbra che inumidivano i capezzoli turgidi..
La tua bocca che scorreva leggera sulla mia pelle…
La mia mano imprigionata nelle tue gambe..
Che si muoveva sinuosamente tra i solchi delicati.. e vogliosi
Percepivo gli umori cosparsi sulle dita, mosse dalla mia bramosia…
Il mio sesso che palpitava contro il tuo vello..
E tu lo ammiravi desiderosa di serrarlo…
Tanta impazienza andava soddisfatta.. all’istante..


I corpi confusi in una alchimia di passione..
Un crescendo di emozioni che esplodeva nella nostra mente
Nutrendo i nostri istinti di un voglia primordiale….
Aggrovigliati, stretti tra le coperte sparse in ogni dove..
Movimenti convulsi, scricchiolii di cerniere di un letto fatiscente..
Mentre spingevo il mio sesso nel tuo..
Stringendoti le mani, incrociate alle mie e affondate nel materasso..
Le tue gambe aperte accoglievano l’urto del mio impeto..
Gridavi, urlavi, mi insultavi, mi minacciavi di non smettere..
Il sudore, imperlava la nostra pelle...
I tuoi occhi sconvolti dal piacere.. fissavano intensi…
Mentre i miei si perdevano in quella luce di passione..

La tua bocca, contratta dall’estasi estrema..
Anelava congiungersi alla mia.. ..
Ansimare.. sospirare… supplicare.. respirare..
Fino all’estremo sacrificio.. ....
E tu.. eri ancora lì... al mio fianco...

domenica 15 luglio 2012

Essere o nulla? a chi importa


Illuso, non sei tu l’eletto
La natura si mostra libera
Sei tu che dai valore alle cose
Modelli, trasformi, distruggi
Le cose fuori di te non hanno peso
Qualsiasi forma per se è nulla
Inutile sforzarsi a dominarle
Tutto è gia compiuto
In un circolo vizioso
E tu sei cosa tra cose
Ferma il pensiero, isola i sensi
E capirai quello che intendo.

mercoledì 27 giugno 2012

Profilo


Notte! nascondi le angosce
Il tuo manto avvolge tutto:
Le stelle, anime sofferenti,
che bruciano le loro pene.
La luna, bugiarda,
che guida i mie passi
 in sentieri senza orizzonti.
Cercherò una cometa
una scia luminosa che sfugga
alla tirannia dell'oscurità.
Cavalcherò quel limbo
su vie inesplorate.
Porterò in ogni angolo
dell'universo il dolore
i dubbi e le speranze,
affinché il buio possa
cedere alla luce il passo
e svelare il demone
che ci ha condannati.

sabato 16 giugno 2012

Umano troppo umano


Ente tra gli enti
Coscienza dell'universo
Fonte discrezionale di sensi
Manipolatore del mondo
Perennemente insoddisfatto
Prigioniero in un circolo vizioso
In bilico tra follia e ragione
Mente che tutto abbraccia
E nulla stringe
Audace di fronte all'ignoto
Coraggioso al cospetto del nulla
Altalena tra pessimismo e ottimismo
Condizionato dalla natura
Capace di volare oltre il reale
Condannato a stare nella bruma
Un dio incatenato che
Osserva stupito il suo eden
Meravigliato della sua mortalità.

mercoledì 6 giugno 2012

Essere umano


Essere o non essere io ti plaudo!
Hai acceso il lume della mia coscienza
Facendomi uscire da una bruma inconsistente.
Incomprensibile nell’esserci insieme
Ti osservo  ostentare l’insensato
Mi meravigli e sfuggi alla mia ragione
Maledettamente reale ai miei sensi
Ti ripeti nella tua routine nascosta
A volte mi appari in equilibrio
Tra due opposti sconosciuti
A volte ti vedo un’unica estesa in stasi
Che cosa sei? Domanda perenne che mi rimbalza!
Eppure, ti plaudo perché mi sfidi!
Una continua incognita da scoprire
Invento verità che ti appaiono ridicole
Perché, le annienti con la tua grandiosità.
Scorri o sei statico? Libero o meccanico?
Ti plaudo perché mi fai sentire parte di te.
Ti odio perché mi escludi dal tuo mistero.

martedì 5 giugno 2012

Scegli di essere cio che sei

Scegli di essere ciò che sei
Non gioire della vergogna altrui
Rispetta il suo contegno
Non è ciò che appare che si teme
Ma ciò che è, oltre il velo.

Tutto fugge, nulla è per sempre
La semplice goccia segna la roccia
Cosa mai potrà intaccare
La tua fredda indifferenza?
Cedi dunque il passo al vento.

Il dolore è più forte se resisti
La sofferenza sarà immane
quando ti sveglieranno dalle tue illusioni.
Sei fugace, vacua polvere che si dissolve.
Oltre non ti è dato di andare.

Scegli di essere ciò che sei!
È la tua mente che forgia l’essere
Tanta capacità si vanifica
al cospetto dell’infinto ignoto.
Si lacera inorridita dal nulla.

Non hai certezze per esultare
Soltanto fede senza fondamento
Un atto di coraggio che vacilla.
Crollando come le due torri,
quando è presa dal dubbio.

Guarda con coraggio la vita
Non cercare rimedi al fato
Affronta il terrore dell’esserci
Pagando il fio dell’esistenza
E sarai un uomo libero.

Scegli di essere ciò che sei….

domenica 20 maggio 2012

Il silenzio dentro di me.


I pensieri sono segnalibri
fermi all'ultimo bacio
all'ultimo sguardo,
all'ultimo sospiro.
Sapevo di te e di lui,
ma non quanto.
Rivedo occhi estranei,
privi di passione
sfuggenti a fissare il niente.
Sento l'eco di parole vuote
spine acuminate
che feriscono profondamente.
Anima irrequieta,
e mani contratte,
a somatizzare il dolore.
Soffri poco quando
non perdi nulla.
Corpo alieno alla mente,
sopravvivi per necessità,
in un tempo,
in uno spazio,
dove non ci sarà
l'illusione di un senso,
e continuerai a vivere
d'inerzia, senza amore.

mercoledì 2 maggio 2012

Panta rhei


Stringo un pugno di sabbia
La vedo scorrere lentamente tra le mie dita.
Scivola giù fino a confondersi con l’arenile
E’ sottile, impalpabile, quasi inconsistente.
Ha patito i tormenti di questo duro mondo
Non le chiudo la mano, per arrestarne la fuga
Lascio che scenda, annullandosi al suolo
abbandonando questa vita d’illusioni
sopportata senza usurparne un solo istante.

domenica 22 aprile 2012

La notte di S.Lorenzo


Nella notte di San Lorenzo le stelle, nel cielo scuro,
sembrano fari incollati su un manto nero.
La tenue luce impatta sul terreno, disegnando
linee e profili di case, appena celate dal buio.
Tale è il mio pensiero, una distesa oscura,
forata da quei bagliori, che custodiscono antichi ricordi.

Osservo la luna, il suo candore richiama
alla memoria il tuo volto ingenuo.
Il fogliame degli alberi, mosso dal vento,
simili a onde, mi ricordano le tue chiome.
I contorni delle vette sembrano rivivere,
prendendo la forma dei lineamenti del tuo viso.

Il sentiero di pietre, che dai miei piedi
si allontana nel fondo valle, fino a sparire,
somiglia alla mia anima, dai bordi sbiaditi
oltre i quali non si scorge alcun orizzonte.
Il tempo è fermo, nonostante il mio cuore
batte i secondi di un’esistenza, ancor viva.

Nell’aria infuocata dalla calura, si diffonde
l’eco del suono lacerante delle cicali,
che sembra volersi intonare con la tristezza
che rumoreggia nella mente, tormentata
dalla mancanza di una giovane speranza,
dissoltasi in un passato ormai lontano.

O luna! sempre eterna, cinica nel tuo sguardo,
nobile nel tuo contegno, che ci osservi con distacco
ricordi? quando indicandoti alla mia musa,
decantavo il tuo splendore, tessendo elogi
a te guardavo lei, fissandola negli occhi,
emozionandomi ad ogni parola sussurrata.

O luna! nel silenzio della notte,
solo tu udivi riecheggiare i battiti possenti
del cuore acerbo, di quel giovane innamorato,
confuso nell’anima di colei che stringendo
tra le braccia, le dichiarava eterno amore,
fedeltà assoluta e perenne passione.

Vane promesse!
Infrante da scelte sbagliate!
Illusioni deluse, che allora ci nutrivano,
e ora ci spezzano il cuore!
Luna, allora irradiavi gioia e speranza
Oggi ti osservo solitaria e raminga!

O luna! le mie mani! non accarezzano
più quel dolce candore, or sono secche,
orribili rami spogliati dalle superbe fronde!
Il cuore non palpita di gioia, ma sopravvive,
reggendo un'esistenza misera e sbiancata,
che trascina stanca le sue ombre inquietanti.

Attendo una stella cadente…

Senso



Sono travolto da una cascata d’immagini
foto sovrapposte una su l’altra
Tra tutte noto la mia,
consunta dal tempo e dagli affanni
I margini ingialliti, incerti,
racchiudono uno spazio sbiadito
I colori pallidi prevalgono e
confondono le linee essenziali.
Le tonalità gioiose del passato
sono fugate come polvere
Osservo sforzandomi di capire:
I ricordi sono come vestiti stretti,
La speranza, allora, una dolce fanciulla,
ora è una vecchia acciaccata
che non da più alcuna illusione.
La vita è fluita veloce, senza pausa
La guardo, i colori ingialliti
sono come veli che nascondono
ciò che ho cercato, o quello che non ho scorto.
Impotente, davanti al niente,
quasi mi spavento, ed il cuore mi batte
forte, perché, per un solo momento,
la mia mente si è dispersa in esso,
in un continuo spazio temporale
indefinito, dove la coscienza
è sembrata convivere con tutte quelle
cha l’hanno preceduta e quelle
che la seguiranno, annullandosi!
E’ questo il senso della vita?
Essere un punto nel nulla infinto?
Devo credere che questo castello,
di eterna inquietudine e sofferenza,
non sia altro che ciò in cui sfumiamo?
oppure sia la regia di un demone?
indifferente e cinico padrone del fato?
Tanto peso mi piega le spalle!
Rimango smarrito, sgomento!
Senza aver colto quel senso che ho cercato
Che, forse, non c’è o non riesco a vedere.

La Dea dell'Amore

Stanco dei duri affanni della vita,
che rendono grave l’esistenza,
col desio di una eterna gioia

volsi a scalare il monte Olimpo,
ove non alita l’arido spirito.

Ivi trovai il canuto custode,
dallo sguardo sereno, che,

con far gentile, mi esorta:
“Questa dimora è degli dei immortali!
tu che sei dall’atro spirito condannato
ad esistenza effimera, varcar tale

soglia non ti è consentito!”
Un cenno e si mossero armate di ciclopi,
terrificanti, deformati da orrendi ghigni,
posti a guardia dell’atrio,
oltre
 il quale percepivo lontani baccani,
vetri che urtavano per vanità divina.
violando la notte di risa e rumori
I mostri persuasero a pormi lungi da lì,

quindi, a tornare triste e sconsolato,
alle dure fatiche dell'aratro.

Rivolsi l’ultimo sguardo a quel palazzo
decorato d’inaudita bellezza,
illuminato dalla sempre eterna luna,
quando l’attenzione cadde su una luce,
una fenditura, in disparte, lantana dai fasti,
che rivelava una sagoma femminile,
confusa, curvata da chissà qual travaglio,
che sporgeasi col capo reclinato.

Provai immediata compassione,
per cui, senza esitare,
mi inerpicai su trecce d'edera secolari
fino al cospetto di ella.
Quando la vidi, il cuor mio palpitò,

sebbene la tristezza l’affliggesse,
il cupo velo non potea celare tanta bellezza.
Rivoli di lacrime le solcavano il viso,
mentre reggevansi su mani delicate,
fissavando angosciata il firmamento,
ansimava con profondi singulti.


Osando:
 “Dea gentile! Perdoni il mio ardire
nel violar la vostra intima sofferenza,

ma il cuore mio, incline a generosa azione,
indifferente non sta dinnanzi al vostro dolore!
Quale grave sciagura poté cagionare
cotanta tristezza e così tanto penare?

Qual mestiere io possa intraprendere per
tentare di sconfiggere il malvagio demone?

che dimora nella vostra anima, ingiustamente?

Lei:
 “Lungi dal mio sconforto mortale giovinetto!
Le mie speranze si dileguano come polvere

al vento, ed io siedo qui derelitta, rassegnata
nella solitudine del mio dolore, inconsolata!”

Lui: “Madonna di rara beltà e dal cor gentile.
Il tuo dolore, ora che ti ho conosciuta, è anche mio!
Mai più potrò tornare al duro aratro,
con in cor l’immagine vostra, inconsolata.
Or che il mio guardo ha contemplata tanta
bellezza, quanto vana mi pare la mi esistenza!”


Lei: Fuggi da questo covo di dannati,
o candido e buon mortale! Quivi l’amore
non vi dimora, ma vanità e prepotenza sono le virtù
cardinali. L’odio anima i sentimenti dei cinici inquilini,

che muovono le umane vicende, con arido spirito,
soffocando ogni speranza in eterni conflitti.
Sono reclusa in queste mura, a patir silente,

il supplizio senza tregua dei condannati.

Lui: Madonna dall’anima sensibile, perché
non disertate da questo abisso? Quale penitenza
vi costringe a sopportare cotanta ingiustizia?
Seguitemi or dunque, io già sento di amarvi.
Col tempo il cuore mio scaccerà la
malinconia. Il viso vostro, già tanto segnato
dal dolore, ritorni infine a ritrovare la
perduta gioia e le dolci speme.


Lei: la vostra volontà non piega la mia natura,
Sono immortale e non mi è permesso
anelare l’effimera esistenza, condannata dagli umani.
La mia pena è tra queste sponde, ad essere
testimone del male, a versare lacrime di
compassione, per chi è colpito da ira funesta.
Il mio pianto è il viatico al paradiso, la guida
verso la luce per chi è perduto. Quindi declinare
non posso al mio dovere! Orsù allontanati
se cara ti è la speranza oltre la vita .


Lui: O Dea della Salvezza! Stella cometa
dell’errante pastore! Tu mi condanni
a perenne sofferenza! Poiché il cuore
mio ora ti appartiene, o mesta luna!
La tristezza pervade già l’anima mia,
come potrei tornare agli affanni della vita,
quando così tanta grazia ho contemplato?


Lei: Dici bene dolce amato, sono la grazia,
per chi è preso dall’arido spirito,
e ha fede di vivere oltre!

Sono il senso dell’esistenza.
Sono l’amore! Nulla è chi vive senza. 

sabato 21 aprile 2012

Il vagabondo

Il mio vestito non ha tasche
Il mio cappello non è bello
Il mio cappotto e tutto rotto
Le mie scarpe cantano a bocca aperta
Guanti senza dita
Maniche rattoppate
Più cha un damerino
Sembro un spaventa passeri
Mi trovi all’angolo della tua strada
Passi e mi guardi con compassione
Ma ti sbagli di grosso!
Non sei tu a farmi la carità!
Sei triste! Ti sorrido!
Tu sorridi, e diventi allegra.
Mi doni una moneta
Ti do il mio cuore
La tua moneta fa rumore
Ma non va oltre il suono
Il mio cuore non fa fragore
Ma penetra come l’amore
La tua moneta nutre il mio corpo
Il mio cuore scalda la tua anima
La tua moneta si consuma
Il mio cuore è eterno
Il mio vestito è quello che sono
Non è la luce dell’oro che scalda
Ma la nera brace, che brucia silenziosa
Il mio vestito non è bello però
Mi copre, accarezzandomi senza pretesi
Fai di me il tuo vestito.

Cio che hai scritto...

Ho riletto mille volte le tue poesie. Le parole sono incasellate in modo da formare un triangolo, la figura perfetta, sacra e magica a molti sodalizi esoterici. In poche righe hai disegnato l’espressione irrazionale dei sentimenti.  L’esplosione di un pathos di inaudita bellezza, che, in crescendo, coinvolge i protagonisti, in modo travolgente, rivelando il loro reciproco amore, senza pretese. Nell'elegia, parimenti, si avverte la fragilità di quel sentimento! Nel tono malinconico delle parole, si anticipa l’epilogo di quell'intimità, che all'apice della tensione, viene interrotta da un alito di vento, parafrasi dell’avverso fato, così la favola finisce! Rimane l’amaro in bocca!
L’agro dolce, perennemente presente nei tuoi scritti!
Però questa volta hai avuto coraggio, e hai dichiarato quello che sentivi dentro di te. Le tue parole non erano aride e disidratate di sentimenti, anzi, il sommo, il più nobile, in qualche modo ti aveva fatto visita, ed era entrato nella tua vita! chi altro poteva essere se non l’amore?
Hai composto poche parole, con il cuore pulsante d’amore, con l’anima di un’innamorata.
Hai composto il poema con lo spirito di colei che guarda sognante il cielo stellato, di una moltitudine infinta di luci scintillanti, ed ansima, invocando il nome del Dio che l’ha svegliata.
E’ caratteristica dell’innamorato velare di tristezza e di malinconia i propri pensieri. Sentirsi ingannati dalla natura e rassegnati al crudele destino, quando la passione che incendia la propria anima è travagliata!
Il tuo poema era un sogno, un bellissimo sogno, tu scossa all'improvviso, complice una semplice folata di brezza, hai ritrovato il tuo inferno.
Un Momento magico frantumatosi davanti ai tuoi occhi, ancora percossi dal brivido d’amore e dalla presenza di quelle immagini oniriche di immensa felicità. ( Claudio Lix)

“O natura cortese, son questi i dono tuoi, questi i diletti sono che tu porgi ai mortali. ….Pena tu spargi a larga mano” (G.L) “La quiete dopo la tempesta”.

La tela

Il pennello scivola delicato sulla tela
La sua punta definisce i tratti del tuo corpo
Mentre le tue membra spossate .. riposano
Adagiate serene sul talamo in disordine
La figura prende forma simile all'originale
La scruto in quella posa lasciva.
Meravigliosamente esposta al mio sguardo 
Poso il pennello… la tela è soddisfatta !
Ti osservo mentre prendi forma nella mia mente
Le mia mani, leggere, ti accarezzano
Dipingendoti  nei miei sensi..
Mi avvicino.. le labbra sfiorano i capezzoli
Il soffio caldo del mio fiato li inturgidisce
Il sonno è turbato … singulti lievemente   
La tua immagine prende possesso della mia mente
Che brama di colorare ogni particolari …  con la passione

La ragione sui sogni

Luna...

Te ne stai ferma a guardare
Mentre il nostro cuore si pone
Davanti ad una ragione in difficoltà
Che tenta di incanalarlo in limiti
In argini di un senso inventato.

Hai sorriso quando la ragione
è stata esclusa da una condotta
Indotta dai sentimenti, dalla passione
Spinta dal desiderio che ha ignorato
Lo scopo edonistico della materia.

Hai gioito quando il corpo
In uno slancio naturale
Ha creduto di nutrirsi di sogni
Di sfamare la propria esistenza
Con la sola luce dei suoi...
occhi.

Hai sofferto quando la vita
Con i suoi vincoli,
ha violentato...
La purezza di un’anima infinita
Ponendo limiti alla fantasia
Facendo appassire le rose
innalzando barriere..
di filo spinato...

Hai pianto quando la strada dell’amore
Si è divisa..
Vinta dalla ragione sui sogni.

Claudio Lix