Dopo la pioggia
Seduto sulla scogliera
Osservavo l’orizzonte
Una distesa di mare nero
Sul quale, come uno specchio,
riflettevano le stelle
e la luna, lontane.
Ed io fissavo quel quadro
Cercandovi un senso
Tutto sembrava ordinato
Bello per chi ama
Emozionante per chi spera
Divino per chi crede.
Tutto quel paesaggio
Acquistava sostanza
Nella mia mente
Una domanda mi sovvenne:
Senza di me a che cosa serviva?
Senza di me a che cosa serviva?
Il mio sguardo interiore
invece spaziava infinito
Perché non c’erano superficie
Dove riflettere.
Nessuno approdo sicuro
Totalmente in balia del niente!
Prigioniero in una vita angosciante!
Ciclica nel suo estenuante ripetersi
Cinica nel darti la morte
Cieca e muta quando cerchi risposte
Perché? Perché? Perché?
Hai dato alla materia
avvilita dalla necessità
Il dono della coscienza?
Un forza immane racchiusa
In un guscio mortificante
Vivere, pensando di volare
Dove? Come? Quando?
Perché? Perché? Perché?
Esistiamo se minacciati continuamente
Da improvvisa morte!
Dalla fame!
Dalla sete!
Dall'ingiustizia del prepotente!
Che senso ha tutto questo?
Non basta la fantasia!
Neanche la speranza!
Neppure la fede!
Alla fine cedono tutte davanti al dubbio!
A vincere sono i nostri limiti naturali
Invalicabili persino dalla mente.
....tersa era la sera dopo la pioggia.
I miei occhi riflettevano l’orizzonte.
Il mio pensiero solitario
Si annullava in quello infinito.
Bellissima struggente poesia.
RispondiElimina